effetto notte
(I did not know where I was going/ it did not matter at that time/
And there where people on the street/ the strangest people that you've ever met)
And there where people on the street/ the strangest people that you've ever met)
Sul fondale di una notte che sembra cominciata ieri, ci ritroviamo a guardare la vetrina di un negozio di calzini con quattro tastiere sottobraccio (non chiedeteci perché, anzi...voi non ci avete visto, intesi?) come se fosse la cosa più normale del mondo. A parlare di bar da aprire, radio da far suonare con le nostre voci dentro, dei telefilm che sono troppi e brutti, di lampade industriali e fagiolata, naturalmente di musica, di Manuel Agnelli ch’è sempre troppo bello e dei luoghi comuni su Milano e adesso mi manchi te lo giuro-o-o, le sogno la notte le tue grida-a-aa...
Costatiamo che Avellino è vuota come i miei guanti in estate, calda come i tuoi piedi alle quattro di mattina, che sfidano ogni legge termostatica, malgrado la tela leggera delle scarpe nere. Sono contento di essere qui con Chiara, adesso. E con tutti gli altri, ieri, cioè oggi. Di aver visto il mare prima dell’alba, un gatto morto che forse dormiva e un altro, piccolissimo e vivo, staccato dal branco. A quest’ora tutto è più semplice. Mentre passiamo accanto all’arenile di Bagnoli penso che Pasolini è morto proprio questa notte, su una spiaggia come questa, trent’anni fa. Colazione al bar, il finestrino ritaglia una cartolina turistica del golfo con dentro il castello, il vesuvio e Fara avvolta nel bozzolo della felpa e Nisida avvolta nella luce perplessa del mattino. Troppa foschia per vedere anche Capri. (Parco virgiliano chiuso, sabbia sotto le scarpe, il polo dismesso, pericolo amianto.) Poi di nuovo in autostrada con i beach boys nello stereo - qualcuno chiacchiera, qualcun altro dorme, proprio come se fosse agosto e andassimo da qualche parte. Invece torniamo. Io, Stefano, Daniela con i dolci sulle gambe, Chiara appena uscita da un quadro di Hopper, Fara, e incontriamo Rob che gioca a briscola, Fabio con un cane che lo segue. La stanchezza mescola i ricordi delle due notti e le rende una cosa sola, vorrei dimenticare tutto quello che c’è stato in mezzo e, per un momento, ci riesco.
A quest’ora si può anche non pensare.
Costatiamo che Avellino è vuota come i miei guanti in estate, calda come i tuoi piedi alle quattro di mattina, che sfidano ogni legge termostatica, malgrado la tela leggera delle scarpe nere. Sono contento di essere qui con Chiara, adesso. E con tutti gli altri, ieri, cioè oggi. Di aver visto il mare prima dell’alba, un gatto morto che forse dormiva e un altro, piccolissimo e vivo, staccato dal branco. A quest’ora tutto è più semplice. Mentre passiamo accanto all’arenile di Bagnoli penso che Pasolini è morto proprio questa notte, su una spiaggia come questa, trent’anni fa. Colazione al bar, il finestrino ritaglia una cartolina turistica del golfo con dentro il castello, il vesuvio e Fara avvolta nel bozzolo della felpa e Nisida avvolta nella luce perplessa del mattino. Troppa foschia per vedere anche Capri. (Parco virgiliano chiuso, sabbia sotto le scarpe, il polo dismesso, pericolo amianto.) Poi di nuovo in autostrada con i beach boys nello stereo - qualcuno chiacchiera, qualcun altro dorme, proprio come se fosse agosto e andassimo da qualche parte. Invece torniamo. Io, Stefano, Daniela con i dolci sulle gambe, Chiara appena uscita da un quadro di Hopper, Fara, e incontriamo Rob che gioca a briscola, Fabio con un cane che lo segue. La stanchezza mescola i ricordi delle due notti e le rende una cosa sola, vorrei dimenticare tutto quello che c’è stato in mezzo e, per un momento, ci riesco.
A quest’ora si può anche non pensare.
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