Wednesday, January 25, 2006

satelliti
(maura non sapevo come dirtelo)

lo so. lo so che questo potrebbe sembrare un uso privato del blog collettivo, lo so. e anche che certe cose vanno dette di persona, possibilmente guardandosi negli occhi, cercando di intonare le parole nel modo migliore. di improvvisare, certo, affidandosi all’istinto al cuore a quello che è, ma anche con la dovuta cautela, sempre attenti a capire da un’espressione del volto, da un battito di palpebre più lungo del necessario quando è il momento di fermarsi. lo so. ma oggi, maura, mentre ti guardavo mangiare beata tacos coi fagioli, ho capito che non ce l’avrei mai fatta. così eccomi, dopo averti confessato l’inconfessabile in una strana notte bianca e senza cibo, dopo aver trovato in te una sponda capace di non farmi vergognare del mio outing più difficile...dopo tutto questo ho una gran paura di ferirti.
ma sei forte, molto più di me, e capirai.
MAU, IO UNA MAMMA PER AMICA NON LO GUARDERÒ PIÙ (nemmeno le repliche).
non guarderò più lorelei (non) superare i disastri della sua vita sentimentale
non riderò alle sue battute che nessuno capisce
non mi commuoverò più alla cerimonia del diploma di rory
non sarò lì quando dovrà fare delle scelte fondamentali: il college, gli amici, gli amori.
non ci sarò. perché?
chiedilo a quel giapponese di m***a!
quello con la maglia a righe verdi e blu (giapponese e indie, per giunta) che entra PER BEN DUE VOLTE nel locale di luke, proprio alle spalle di lorelei, mentre lei cerca di convincerlo a vestirsi elegante per uscire con la sua ex.
mi sembra di vederti, mentre provi a ricordare quello che forse consideri una banale comparsa nell’economia dell’episodio.
“suvvia – mi dirai – si è trattato di un piccolo errore tecnico”. “e chi ti dice che il nippone non sia entrato dalla porta, uscito di corsa dalla finestra perché un vigile gli stava facendo la multa, spostato l'auto e rientrato dalla stessa porta, il tutto mentre la sceneggiatura prevede una microinquadratura di luke che dice NO?” “o che abbia un gemello che veste uguale e frequenta gli stessi posti?”
“e in fondo – cercherai di convincermi – che vuoi che sia? solo una leggera svista in fase di montaggio!”
maura, ho ucciso per molto meno.
ma forse hai ragione tu. forse il problema è che vedo troppi telefilm (lo dicono anche chiara e mao), e mi aspetto che la vita sia impeccabile e brillante come una sit-com. ma non è così. io non voglio che la mia vita somigli a un telefilm. pretendo il contrario.
pretendo che non ci siano gli scrosci di risate a sottolineare l’imbarazzo della gente. che non ci sia una colonna sonora nelle sequenze di collegamento, ma al massimo un sosia sfigato di elvis costello dei derelitti che suona appoggiato a un lampione. che si affermino cose sacrosante e concrete tipo "i metallica sono meglio degli offspring". ecco perché mi interessavo alla vita fintamente complicata di due giovani donne dell’alta borghesia del new jersey. ecco perché guardavo una serie con un titolo da checche (girando repentinamente su “walker texas ranger” se qualcuno entrava nella stanza). ecco. te l’ho detto. scusami ma era l’unico modo.
a tutti voi del blog: scusate lo sfogo.
canzone del mese (scorso): nothing really ends dei dEUS.

1 Comments:

Blogger maura said...

non ho parole. ci vorrà del tempo, ma forse riuscirò a capire. forse.

12:01 AM  

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