Friday, February 17, 2006

La casa. Charles Bukowsky

Costruiscono una casa
a mezzo isolato di distanza e io sto qui seduto
con le tende abbassate
a sentire i rumori,
i martelli che piantano i chiodi,
toc toc toc toc
e il canto degli uccelli, e
toc toc toc
e vado a letto,
mi tiro le coperte fino al mento;
la stanno costruendo
da un mese, e presto avrà
chi l'abita... dormendo, mangiando,
amando, girando qua e là,
ma chissà come
adesso
non è giusto,
mi sembra una follia,
gli uomini camminano sul tetto con la bocca piena di chiodi
e io leggo di Castro e di Cuba,
e la sera le passo davanti
e la casa ha le costole visibili
e dentro vedo gatti che camminano
come camminano i gatti,
e poi passa un ragazzo in bicicletta,
e la casa non è ancora finita
e la mattina gli uomini
saranno di ritorno
girando intorno alla casa
con i loro martelli
e mi sembra che la gente non dovrebbe più costruire case,
mi sembra che la gente dovrebbe smettere di lavorare e sedere in stanzette
al primo piano
sotto luci elettriche senza riparo;
mi sembra che ci siano molte cose da dimenticare
e molte da non fare
e nei drugstore, nei market, nei bar,
la gente è stanca, non ha voglia di muoversi,
e la sera io sto là in piedi
e guardo questa casa
e LA CASA NON HA VOGLIA DI ESSERE COSTRUITA;
tra i suoi fianchi vedo i colli purpurei
e le prime luci della sera,
e fa freddo
e mi abbottono la giacca
e sto là a guardare attraverso la casa
e i gatti si voltano a guardarmi
finchè non mi sento in imbarazzo
e riprendo il marciapiede verso nord
dove comprerò
sigarette e birra
e ritornerò nella mia stanza.

Charles Bukowski

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