think globally, sing locally
(manuel agnelli è sempre un signore)
doveva essere un post sul concerto degli afterhours, una specie di telecronaca in differita dell’attesa rissa fisica/verbale tra manuel agnelli e i fan napoletani, quelli delusi dalla defezione del neapolis, quelli che le canzoni in inglese gli fanno schifo e vogliono leccare l’adrenalina. loro lì, un nutrito gruppetto pronto a contestare l’emancipazione linguistica del rock meidinitali (i-ta-lia-no, i-ta-lia-no) e manuel sul palco, stronzo e arrogante come tutti ce lo dipingono da anni, primadonna che sui giovani d’oggi...beh, lo sapete.
doveva essere un post sul concerto degli afterhours, una specie di telecronaca in differita dell’attesa rissa fisica/verbale tra manuel agnelli e i fan napoletani, quelli delusi dalla defezione del neapolis, quelli che le canzoni in inglese gli fanno schifo e vogliono leccare l’adrenalina. loro lì, un nutrito gruppetto pronto a contestare l’emancipazione linguistica del rock meidinitali (i-ta-lia-no, i-ta-lia-no) e manuel sul palco, stronzo e arrogante come tutti ce lo dipingono da anni, primadonna che sui giovani d’oggi...beh, lo sapete.
e invece manuel arriva, canta la prima canzone e dice: “grazie a tutti di essere qui. grazie per averci atteso così a lungo”. e d’ora in poi si andrà come sul velluto, il concerto sembra una dichiarazione d’amore, il sorriso che non ti aspetti dalla ragazza più carina e altezzosa della comitiva. un po’ aiuta anche la scelta diplomatica di non cantare tutte le ballads in inglisc. così la serata diventa qualcosa di speciale per tutti i presenti al palapartenope.
lontani dal pogo più agguerrito (manuel: non spingete sulle transenne. non è una richiesta: non spingete sulle transenne) e a debita distanza dal “mini-me” che si dimena come un ossesso restiamo fino alla fine della festa, piccole iene in disparte, lasciamo la voce e un po’ di cuore prima di andarcene.
(poi manuel torna sul palco, l’ennesimo jack e coca in mano. stasera ha fatto il bravo ragazzo. un altro po’ e raccoglievamo firme per la causa di beatificazione. sogghigna...)
lontani dal pogo più agguerrito (manuel: non spingete sulle transenne. non è una richiesta: non spingete sulle transenne) e a debita distanza dal “mini-me” che si dimena come un ossesso restiamo fino alla fine della festa, piccole iene in disparte, lasciamo la voce e un po’ di cuore prima di andarcene.
1 Comments:
eh sì, è andata proprio così..manuel, gli afterhours tutti, erano emozionati..oltre che emozionanti..e quando hanno proposto i pezzi in inglese sembrava che ti chiedessero: "oh..ma ti è piaciuto? e dai..dimmelo!"..teneri!
SECONDO ME, CARO MANUEL ET SOCI, SIETE STATI DAVVERO BRAVI..sì sì
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