Thursday, August 17, 2006

Vorrei scrivere il rumore che fa un rutto ma non so come si scrive...


...e anche Taurasi è passata; come uno di quei mulinelli d'aria che quando ero piccolo mi costringevano a seguirli per tutto il cortile. E io li seguivo e provavo a scalciare o raccattare le carte di merendina che il vento portava a spasso o qualche ciuffo di polvere. E ora e qui, quindici o venti anni dopo aver rincorso venti di estati bambine, sono stato io la polvere, io il foglio spiegazzato, la carta di merendina portata in giro dal vento mentre occhi, mani e cuori di bambini giravano in corsa senza stancarsi. E mai come in questi giorni mi sono sentito a tal punto parte di qualcosa di più grande che a tratti ho perduto la percezione del punto in cui finivo io e cominciavano gli altri. Mi guardavo intorno e non vedevo che pezzi di me sparsi dappertutto: negli occhi di Coccola, nel panciotto di Coriandolo, nel berretto di Pastrocchio, nei codini di Acquerella, nelle perline del braccialetto di Camomilla, nelle mani di Francino, nel faro della moto di Nanosecondo, nelle lettere nate senza sforzo apparente della parola Maccarone e in ogni singolo istante di una settimana trascorsa completamente fuori da me e proprio per questo vissuta così a contatto con la mia parte più intima da farmi una paura da morire dal ridere...

1 Comments:

Blogger maura said...

sul rumore dei rutti anche io sono a corto di idee ma, se può servire, mia sorella dopo aver fatto un rutto pronuncia questa parola: "SCHULETZ".

3:26 PM  

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