Monday, March 30, 2009

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Le giornate di un supereroe che nessuno conosce ma che lavora duro per il bene del pianeta finiscono tutte nello srtesso modo. Lo fa apposta a farle finire cosí. Lo fa nel caso in cui qualche sceneggiatore di Hollywood in cerca di idee decida di dividere la sua vita in episodi da 40 - 50 pagine o addirittura in un unico lungometraggio e chieda a qualcuno di disegnarla. Il fatto che gli episodi terminino tutti nello stesso modo gli sembra una cosa molto adatta a un fumetto (a dir al veritá al film pensa poco, i suoi sogni non arrivano tanto in alto ancora). All'inizio aveva pensato di disegnare lui stesso l'ultima scena delle sue interminabili giornate: se stesso che affonda i muscoli nel materasso cucitogli appositamente e su misura da sua nonna Abel, ma a ognuna delle venti volte in cui aveva provato si era sentito piú frustrato e incapace, sensazioni che non si addicevano per niente a un supereoe, soprattutto a un supereroe che aspirava a che le sue giornate venissero raccontate. Cosí aveva deciso che invece di un'azione, troppo difficile da disegnare, le sue giornate sarebbero finite con una frase. Sei o sette parole che avrebbero chiuso tutti i suoi giorni e che sarebbero diventate il suo marchio di fabbrica, come la criptonite per Superman o la ragnatela per Spìderman. Sapeva scriverle sei o sette parole!!! Si trattava solo di decidere quali. Doveva essere qualcosa di universale, ovvio; ma qualsiasi banalitá doveva essere accuratamente evitata o sarebbe stata la fine. Giá, ma come evitare di dire banalitá. Non ne aveva idea. Cominció a visitare i cessi pubblici di tutti gli autogrill che circondavano la sua cittá in cerca di qualcosa che non sembrasse scontato. Passsarono i giorni e le settimane e i mesi e poi un giorno di SeNTemPriE in cui non era andato in bagno per cercare di risolvere quello, bensi' altri e ben piu' gravi problemi legati alla sua ossessione per il cioccolato bianco con pezzetti di uva passa, trovó quello che cercava: La verità non è mai triste, diceva uno sgorbio lasciato dalla punta di un pennarello rosso sulla porta del bagno delle donne in cui era entrato per sbaglio preso com'era da un dolore fortissimo allo stomaco. La veritá non é mai triste. Lo lesse giusto nel momento in cui tutto quello in cui il suo corpo aveva trasformato il cioccolato bianco si staccó dal suo organismo e un sollievo tipo dolce tepore alla fine di una giornata di lavoro nella neve si andava impossessando delle sue viscere. La rilesse un numero di volte infinito fino a quando cominció a sentire freddo. Fotografó la scritta con la fibia della sua cintura/macchinafotografica/macchinettadelcaffé/portaspiccioliantiladri-e-dio-solo-sa-cos'altro e si alzó soddisfatto dalla tazza di ceramica. Da quel giorno in poi, pensó- nessuno avrebbe mai piú osato prenderasi gioco di lui. Anche se era stato qualcun'altro a scriverla sulla porta di quel bagno decise che non era molto importante. Era noto a tutti che nei tempi in cui viviamo niente si inventa piú dal nulla e che quelle che erano spacciate come le ultime fondamentali novitá nel campo del tecnologia, della musica e dell'arte in genere non erano che rivisitazioni o addirittura leggerissimi cambiamenti del modo d'uso di cose inventate anni se non decenni prima e allora... e allora andava bene cosi'. E quella fu l'ultima delle sue giornate a finire con un sorriso...