Il tempo non serve; gli anni in cui ci si dicono bugie, verità. i giorni interi trascorsi interamente a provare a dire una sola parola senza riuscirci; quelli in cui alla fine ci si è riusciti; non servono. I primi tempi, quelli in cui hai paura di scoprirti troppo e poi gli ultimi, quelli in cui hai paura di coprirti troppo, nemmeno quelli servono. Le vite insieme a cui alla fine non sai dare una spiegazione, le separazioni inevitabili, i ricordi in comune; la stessa scuola, le stesse lacrime, gli stessi sorrisi. Niente di tutto ciò serve davvero a fare di due persone qualcosa di più di due persone e basta. E il fatto che niente di tutto questo serva davvero è una consolazione troppo grande e troppo a portata di mano per non usarla.
Le uniche due spiegazioni razionali al fatto che le cose che erano lontane si stanno avvicinando e quelle che mi stavano accanto si stanno allontanando sono entrambe poco rassicuranti invece. Cioè, o sto scappando da chi mi sta accanto (che non è mai una cosa così buona) per buttarmi tra le braccia di chi non può ancora toccarmi, o tutto il resto, quello che mi sta lontano e quello che mi stava vicino, si muovono nella stessa direzione e con lo stesso fottutissimo moto rettilineo uniforme, di cui non ricordo più la formula matematica, io resto fermo ad aspettare chissà che.
Va da sè che il poco rassicurante e la consolazione vadano messi l'uno accanto all'altro quantomeno per vedere con che occhi si guardano. Secondo me le sorprese che questa vita ti propone potrebbero anche non finire mai e io sono grato di tutto ciò a chi di dovere, ma se in questo gioco lamentarsi non ti fa finire direttamente in galera, dove devi stare fermo trent'anni senza passare mai più dal via e sottolineo solo in questo caso, beh, allora vorrei giusto far notare che quando un profumo meraviglioso te lo vengono ad infilare proprio dappertutto e sembra proprio sempre lo stesso, magari alla fine arrivi a non sentirlo nemmeno più. Pero' d'altro canto se poi uno te lo leva proprio, semplicemente perchè, per quanto ti ostini a negarlo, sei uno a cui piace maledettamente lamentarsi, allora sì che ti accorgi della differenza tra il profumo e la puzza. E allora va bene, va bene così, non ho detto niente. Quelle parole valgono più di mille baci e forse meno di una carezza., ma non c'è da dimenticarsi che io sono uno a cui certe cose belle fanno venire voglia di abbandonarle, di distruggerle. Sono sicuro che non sarà questo il caso. Tutto questo per dire che a Barcelona ho conosciuto una persona a cui posso senza paura di dovermene pentire regalare l'appellativo di amica cioè sì, senz'altro una di quelle persone che quando sono triste posso chiamare, ma di quelle persone lì ce ne sono tante, forse troppe. Questa qui invece si pone nell'elenco molto più breve e prestigioso di quelle che posso chiamare quando sono felice e che mi potrebbe chiamare per lo stesso motivo. E sono felice per questo. Ora, se non avevate ancora capito quanto vicino sia finito alla pazzia, beh, accontentatevi di questo post, che parla di tutti voi e di me e senz'altro anhe del fatto che sto morendo di sonno e che il giovedì è oramai ufficialmente il mio giorno preferito della settimana e che fà anche qualche accenno alle melanzane che ho preparato stasera per me, Susanna e Ciccio, alla telefonata che ho fatto a Martina quando sono uscito da lavoro e alla macchina nuova di Daniela. Buonanotte...